La combriccola delle pigne vuote – Da Alice nel paese del genoma di Valentina Morana

Da Alice nel paese del genoma di Valentina Morana

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Tempo fa scrivevo che la famiglia è il centro di tutto. E che per difenderla ci sono state le grandi rivoluzioni. Pensate alla Rivoluzione Francese: il popolo affamato che non aveva di che nutrire i suoi figli, insieme alla borghesia e ai pensatori dell’epoca si è ribellato. E’ una legge della natura. Quando metti nell’angolo un popolo o lo schiacci giorno dopo giorno, arriva il momento che ci si arrabbia e si reagisce. E’ l’istinto di sopravvivenza che spinge a farlo. Per questo la natura insegna, e quella umana è un aspetto della natura terrestre.

Ma la famiglia non è l’unica struttura del nostro sociale. Ci sono coppie di tutti gli orientamenti, ci sono persone che amano stare sole o vivere in gruppi tematici. Si tratta nell’insieme di forme diverse e scelte personali e vanno tutte rispettate. Dopo molti anni di studio e di esperienza personale sia professionale che affettiva, sono convinta che la famiglia è la forza centrale del Paese, ma questo non significa che le altre forme sociali non vadano bene o siano meno importanti. Insieme formano il sociale.

Le famiglie tradizionali, nel senso di tradizione non di vecchio, si accompagnano oggi e ormai da diversi anni, alle famiglie allargate, quelle composte da genitori separati con figli che creano un nuovo nucleo. Madri e padri che si separano e che incontrano altri compagni. Alle volte i nuovi compagni sono persone senza legami affettivi in corso, altre volte sono genitori separati e spesso con figli.

Ma parliamo un momento di bambini e ragazzi. Loro la separazione possono solo subirla, è per loro fonte di ansia e non la vogliono. Me lo dicono loro. Questo ovviamente non vale per i bambini abusati o maltrattati, per i quali la separazione familiare è una vera liberazione. E vorrei vedere. Ma oggi parlo di bambini che vivono in famiglie prive di questo genere di violenza, ma che si separano. Sfatiamo un mito che fa utile a una certa lobby ed è molto diffuso nell’ambiente psicosociale italiano: Non è vero che i bambini e ragazzi preferiscono, in una situazione conflittuale, che i genitori si separino. Loro temono questo e non lo vogliono. Chi afferma il contrario in queste situazioni, evidentemente non ci parla con i bambini e ragazzi, non li ascolta davvero, o è in malafede. La maggior parte di loro chiede che i genitori facciano pace o si mettano d’accordo. Per tutti loro la separazione è un trauma che non possono evitare. Allora è dovere degli adulti rendere la separazione un progetto il più morbido possibile come rottura di un equilibrio che ha in sé nuovi progetti positivi per i figli. Ma dobbiamo fare un salto culturale per arrivare a questo, perché questi aspetti non sono messi in luce dal potere, che ha interessi diversi e siccome schiaccia la cultura e la conoscenza, non se ne parla nei circuiti informativi di massa. E’ nata perciò la proposta di rendere obbligatoria l’informazione sulla mediazione familiare che lavora proprio secondo i principi che elencavo prima, a proposito dei bambini e ragazzi figli dei separati. Salto culturale vuol dire scuola. L’obbligo dell’informazione è per promuovere conoscenza : i genitori che si stanno separando possono capire e conoscere le conseguenze per i loro figli e per loro e scegliere insieme un modo il più possibile tranquillo, in una situazione di rottura con gli effetti che porta. Questa azione è a vantaggio di tutti. O quasi tutti perché a piangere stavolta sarebbero avvocati avvoltoi accompagnati da tecnici con la coscienza in coma. E mi pare che è arrivata l’ora di darsi il cambio. Nel piangere intendo.

I bambini portano in loro, attraverso il loro patrimonio genetico, la madre e il padre. Il corpo è un insieme di relazione tra psiche e organicità. Le neuroscienze, il futuro della psicologia a mio parere, lo stanno dimostrando giorno dopo giorno.

Quando due genitori si separano devono capire che questo produce effetti sulla crescita dei loro figli, e che dal momento che i genitori si portano dentro, succederanno dentro cose diverse a seconda se i genitori non parleranno male dell’altro in loro presenza o lo faranno. Nel secondo caso, a lungo andare, si reca un danno. Comunque. In queste situazioni così delicate è necessario per lo sviluppo del bambino, porre i due genitori sullo stesso piano. Il bambino deve capire che entrambi sono importanti. Per questo è nata la proposta del doppio domicilio, che in modo assolutamente manovratore, viene presentato dagli oppositori della cultura come qualcosa di infinitamente stupido. Tipo 50 e 50. I loro neuroni sono perennemente sotto carico e non ce la fanno a capire. Il doppio domicilio vuol dire due case. Non ce n’è una più importante dell’altra, perché sono diverse. Il bambino pensa ho due case. E questo vuol dire che tutte e due sono importanti e non una. Perché se solo una predomina allora non c’è equilibrio su niente. Va tutto a ricaduta come un domino impazzito. Avere il doppio domicilio o non averlo, dal punto di vista psicologico, equivale alla sensazione che prova uno a cui ritirano la patente o il passaporto. Avere il doppio domicilio significa dire i miei genitori sono uguali e diversi ( e questo è scritto in un documento). E questo è necessario per crescere bene. I tempi e i modi in questo Pensiero, sono calibrati sulle esigenze, ogni volta diverse, dei bambini e ragazzi ma visti in un ottica adulta di equidistanza. Senza dimenticare la formazione di famiglie allargate che possono risiedere proprio nell’abitazione di uno dei due che si separano e se sana, fonte di grande ricchezza e sostegno. Ricchezza emotiva e affettiva intendevo, perché quella economica ve la siete presa tutta voi (sistema). Anche qui è ora di fare i cambio.

Anche attraverso la gestione dell’economia veicoliamo messaggi all’infanzia. Dal punto di vista del bambino è diverso vedere e vivere in ambienti in cui separatamente i genitori mantengono i figli direttamente, entrambi per come possono oggi, da ambienti in cui uno gestisce e l’altro paga, perché è questo che vede il bambino o il ragazzo. E questo produce degli effetti dentro. Sicuramente la crisi ha peggiorato il problema e ormai è chiaro a tutti, che se uno deve pagare casa alimenti e straordinario all’ex moglie non può farcela. Lo diceva anche Platinette giorni fa a radio Monte Carlo al mattino presto. E questo può produrre un altro problema. E’ evidente che dobbiamo cambiare le cose. E questo vale anche per le donne che si trovano nelle stesse situazioni di molti padri separati e lottano per sopravvivere. E cercano qualsiasi lavoro anche temporaneo per non soccombere. Poi ci sono i maschi che se ne fregano e vagano per altri nidi, e femmine che vogliono fare le mantenute e sono molto aggressive. Entrambi formano una minoranza. E sono oggetto di studio per la comunità scientifica. Perché sono un problema che richiede la soluzione. Mi incuriosiscono particolarmente le femmine. Un fenomeno nuovo ma profondamente arretrato, e incredibilmente comico. Molto aggressivo ma comico nei pensieri e parole a supporto.

Questo gruppetto delle “nuove mamme”, perfettamente aderenti a un pensiero di potere e sistema, si oppone al condiviso e lo fa sul web, su giornali e alla radio. Il linguaggio è rozzo e primitivo quanto i loro messaggi, che veicolano mischiando rabbia a manipolazione, infamie e crudezze. In realtà sono confuse e non conoscono né la materia né quello che affermano altre donne. Il loro obiettivo è colpire “le nuove compagne” cioè le donne che stanno con i loro ex. E’ evidente, da come scrivono, che del condiviso in realtà non gliene importa un fico secco, perché si limitano a cianciare come galline nell’aia, fissate su un particolare del tutto, senza arrivare a un risultato. Le “nuove compagne” prese di mira sono in realtà alcune donne specifiche e questo rende la battaglia delle galline un fatto personale. Certamente la maggior parte delle persone raccolte in associazioni e gruppi a favore del condiviso, lottano come espressione di un vissuto personale concreto, ma l’obiettivo è quello di migliorare per stare bene tutti. Queste usano la scusa del condiviso per sputare veleno e affossare donne che lottano per una cultura e un vivere diverso. Cosa che non gli riuscirà mai, di affossarle intendo.

Queste femmine raccolgono qualche nonna intorno, che se è possibile, è peggio di loro. Ma che modello propongono in sintesi? Quello del club delle “prime mogli”. Questo lo trovo l’aspetto più comico che è riuscito a farmi ridere fino alle lacrime un giorno. Ma come? Anni di battaglie femminili, con pensieri e cultura diversa, soffocata da maschi di potere e dalla chiesa, e cosa osservo? Femmine che parlano di “pseudodiritti da primo matrimonio”. Senza parole. Ma queste dove hanno vissuto in tutti questi anni di confronti e di scontri a volte aspri sulle tematiche femminili? Da quello che scrivono a proposito delle donne sotto mira, tipo  ominidi portatrici di ovuli, si evidenzia un pensiero arcaico da harem cinese, come quello del film “Lampade rosse” dove la prima, soppiantata ogni volta da una nuova, si incazza per motivi di gelosia fino a provare l’invidia.

Perché parlarne? Perché è un particolare del terreno dove ci muoviamo nella nostra guerra per il condiviso. Un frammento che si aggancia a altri frammenti “politici” e ideologici. Dentro le strutture del potere che veicola le informazioni  contro il condiviso.

Quello che poco si dice del condiviso nell’informazione di potere, praticamente quasi tutta, è che propone soluzioni che tengano conto di tutto, quindi anche del “casino”. Quello che non si dice è che le audizioni al Senato sono state in numero nettamente maggiore e ben argomentato a favore del condiviso. Vi ha partecipato gente di tutti i gruppi e associazioni sul tema, comprese quelle femminili come la “Federcasalinghe”, le associazioni dei figli di separati ormai adulti, e rappresentanti della Comunità Scientifica, quella vera non la finta. Quello che non si dice è che il prof. Marino Maglietta, il nostro Erudito in questa guerra, ha usato il suo tempo e le sue tasche, per girare l’Italia e spiegare il condiviso a giudici, gruppi, associazioni, “politici”. Quello che non si dice a sufficienza è che ci sono troppi papà separati che si suicidano. Esseri umani che si tolgono la vita per disperazione. E non c’è niente da ridicolizzare in merito. Quello che non si dice è che la politica non vuole questo progetto. Sono i fatti che contano, non le loro parole. Le loro promesse non mantenute.  Quando ero dentro Idv non sono riuscita a livello nazionale a concretizzare nulla per i bambini. Sono stata ostacolata in tutti i modi, dentro e fuori. Ma ho potuto osservare come si muovevano tutti i politici a livello nazionale, ogni esperienza è utile. E ho capito come funziona lì dentro, o meglio come non funziona. Per questo sono convinta che dobbiamo mandarli via tutti o quasi, e dobbiamo impegnarci, perché molti sabotatori del progetto dentro il Pd sono candidati. E questo vale per tutti i partiti. L’informazione farà la differenza.

Un punto di riferimento, in questa battaglia civile per il condiviso, lo troviamo nel MFPG che è il movimento delle donne e che trovo rivoluzionario nel suo modo di porsi e per il pensiero che porta. Un movimento libero di donne e uomini a favore dell’infanzia. Lo trovo la sintesi delle tante alleanze che si stanno creando in rete per il condiviso. E questa Alleanza fatta di tanti gruppi, associazioni, persone di scienza, donne libere e evolute, società civile, ha il sapore della vittoria. Noi lottiamo per vincere e vinceremo. Ci metteremo il tempo che servirà ma vinceremo.

11 thoughts on “La combriccola delle pigne vuote – Da Alice nel paese del genoma di Valentina Morana

  1. Tanto di cappello a Valentina Morana, analisi lucida, centrata, vincente, un ennesimo tassello, uno sguardo ancora più chiaro per tutti, e chi vuole capire, non puó che farlo. Chi non vuole capire, é rimasto indietro di qualche generazione….mentale e non solo, ma certamente prima di tutto: mentale. Il futuro ha un inizio che stiamo scrivendo, in tanti. Speriamo dventi prestissimo il nostro presente.

    1. Caro signor Roberto , con tutto il rispetto….ma vi guardate mai allo specchio prima di digitare sulla tastiera??? Perche qui se c’è che non vuol capire, ragiona a senso unico e fa finta di non sentire chi non la pensa allo stesso modo, siete voi!!!
      Lei per primo visto il suo commento!!!

      Patrizia

    2. Sì, caro Roberto, lo speriamo soprattutto noi madri…
      Uno stato “mentale” superiore a quei padri evanescenti, non può che giovare a tutti!
      Ci auguriamo che tutti i figli maschi abbandonati dai loro padri, ora, in veste di padri a loro volta, riescano ad esser migliori dei genitori, sarebbe tempo!

      1. vedi, Sonia, i padri che fuggono, che se ne vanno fisicamente, noi e nessun altro, puó catturarli col retino da pesca, dico spesso che le partite si giocano con chi c’é, non con gli assenti. Però, come uomo e padre responsabile, mi girano davvero le scatole ogni volta che sento parlare dei padri assenti, perché io e tantissimi come me, ci sono e intendono essere solidi riferimenti per i figli. Se poi ci aggiungo che dall’altra parte spesso e come in fotocopie successive, troviamo madri che monetizzano i figli, minacciando di non farteli vedere se non paghi, o chiedendo alla fine solo SOLDI per avvantaggiare una relazione padre-figli, ecco, che penso che le DEFICENZE esistono su entrambi i fronti, e l’ultima deficenza a cui faccio riferimento é DIFFUSISSIMA. Ma chiudo qui, perché vorrei che le istituzioni premiassero i bravi genitori e non FAVORISSERO quelli che gazie al litigio, intendono monetizzare i figli. DICIAMOCELO…. Anche fra le signore mamme ci sono dei pessimi genitori. Allora la differenza la fanno le perone, i progetti rivolti slle persone SANE che anno capito il vlore dei figli, e non il valore del denaro da dare all’altro genitore per mantenere i figi. Ultimo….. Pensiero: abbiamo fatto figli con persone che CI SIAMO SCELTI NOI, questa é l’ineluttabile responsabilitá che abbiamo, e non c’é altra responsabilitá che la nostra nel ” tollerare” quel 50% che insieme a noi ha creato una vita, quella dei nostri figli. Rimboccarsi TUTTI le maniche gente!!!! Scusate eventuali errori di digitazione

  2. Gentile Dottoressa Morana…Io non ho una laurea,ne il dono di un eloquio forbito come il suo. Scrivo molto semplicemente, perchè sono una persona comune, una mamma come tante.
    Pertanto, ai suoi anni di studio ed alla sua professionalità io posso opporre solo la mia esperienza di madre, il vissuto mio e di tanti miei conoscenti.

    Perfettamente d’accordo con la prima parte del suo scritto: i bambini quasi mai sono d’accordo con la separazione dei genitori, ma subiscono una situazione per loro gravosa.
    Parlo con cognizione di causa, perchè sono stata la compagna di un uomo con due figli, e il più piccolo di loro non ha mai saputo della mia esistenza proprio perchè non voleva vedere nessun’altra figura femminile vicino al padre che non fosse la sua mamma.

    Mia figlia invece, che all’epoca era una ragazzina di 12 anni e che sembrava accettare bene la mia separazione dal padre , ci aveva posto una sola condizione: ” non sballottatemi da una casa all’altra, non sono un pacchettino da sbattere a destra e sinistra e non voglio dover spostare le mie cose in continuazione da un posto all’altro”

    Questo per dirle cara dottoressa, che ogni situazione è diversa dell ‘altra , ogni bambino è diverso dall’altro e non bisogna generalizzare.

    Il concetto di due case, entrambe importanti, non a tutti può servire a crescere bene, e comunque per esperienza avere due domicilio non è in automatico sinonimo di parità e uguaglianza dell’importanza fra papà e mamma.

    Mi perdoni, ma prima di scrivere, certe esperienze bisognerebbe provarle sulla propria pelle e sforzarsi di vederle dal punto di vista di chi è costretto a viverle.

    Lei ha dipinto un quadretto ideale , degno della “famiglia allargata modello mulino bianco” dove i figli tutti belli felici e contenti saltano tranquillamente da una casa all’altra , da un genitore all’altro.

    Ma la realta è ben diversa..Ci sono bambini che vivono con lo zainetto in mano , che magari prendono la nota a scuola perchè si sono dimenticati un libro o il compito a casa di mamma, quando invece quel giorno dovevano stare da papà…devono ricordarsi di fare la cartella e di portare il necessario per il giorno dopo, la tuta da ginnastica le scarpe …per non parlare delle domande tipo “ma oggi chi mi viene a prendere a scuola?” oppure ” ma io dove dormo stasera con chi passo la domenica'” ,che denotano un senso di confusione totale altro che una serena consapevolezza di avere due case e due domicili!

    Nessuno vuole negare al padre il diritto di stare con i propri figli lo stesso tempo della madre, ma ci vuole anche la sensibilità di capire se questo sia sempre possibile.

    E guardi siccome a me non piace parlare a vamvera io sono l’esempio di quanto sbagliate siano certe sue teorie.

    IO vivo sotto al piano di sotto e il padre di mia figlia al piano di sopra.
    Abbiamo deciso di dividere la casa ed io ho accettato di restare a vivere in quel contesto con mio il mio ex marito al piano di sopra e mia suocera di fianco, per evitare di allontanare la figlia dal padre e per accogliere la richiesta della bambina di non essere sballottata da una casa all’altra.

    Di fatto mia figlia doveva solo salire e scendere una scala, ma il risultato dopo cinque anni sa qual’è?

    CHe mia figlia che ora ha 18 anni da quattro anni non ha rapporti con il padre , si vedono tutti i giorni, si incontrano uscendo ed entrando dal cancello, ma non si salutano quasi.

    E lo sa perchè? Perche l’importanza di un genitore nella vita del figlio lo decide il genitore stesso con il suo comportamento!

    Sembrerà banale dirlo ma non è la quantità del tempo che si passa con un figlio che conta, ma la qualità.
    Conosco padri che per motivi lavorativi purtroppo non riescono a vedere molto spesso durante la settimana, eppure hanno instaurato con loro un rapporto splendido, fatto di complicità assoluta e di un affetto e dedizioni totali.

    Ci sono padri che magari si sono costruiti un’altra famiglia ma trovano comunque il modo di trovare il tempo per coltivare una spazio “esclusivo” da dedicare ai loro figli.

    Se lei stessa ammette che i figli nella maggior parte dei casi subiscono la separazione dei genitori e sognano che mamma e papà facciano pace perchè obbligarli soprattutto nei primi tempi ad avere rapporti con i nuovi compagni o le nuove compagne?

    Rispettiamo i loro tempi, perchè se è sacrosanto che anche i genitori hanno tutto il diritto di rifarsi una vita, dovrebbe essere sacrosanto rispettare anche la sensibilità dei nostri figli per l’appunto.

    E qui per favore ammettiamo un dato di fatto: se di fatto esistono ex mogli modello “arpia” che per partito preso se la prendono con le nuove compagne , esistono anche “nuove” compagne modello “panzer” che entrano a piedi pari e senza la minima gentilezza nella vita di questi bambini o ragazzi che siano.

    Non esistono solo esemplari di Galline da cortile , fra le ex mogli ma anche fra le nuove compagne.

    Cosi come, non è affatto vero che quei padri che volano nel nuovo nido disinteressandosi completamente della “prima” famiglia e non contribuendo al mantenimento, sono solo una minoranza!!!

    NIente di più falso poteva scrivere Dottoressa: le assicuro che i tribunali sono pieni non solo di padri separati vessati da ex moglie sanguisughe e vendicative, ma anche di madri separate disperate , lasciate sole e senza mezzi di sostentamento che cercano solo e legittimamente di ottenere quanto serve ai loro figli per avere un’esistenza decorosa, senza vizi e senza lussi.

    E mi spiace ma nel Movimento Femminile che lei cita, ho letto molto spesso una verità a senso unico, dove i padri sono le povere vittime, le nuove compagne tutte delle sante e le ex mogli le streghe di turno da combattere e mettere al rogo!

    Ho letto posizioni estreme al limite del razzismo sociale, la verità non sta solo dalla vostra parte, aprite un attimo gli occhi!!!!

    Siamo tutte donne e dovremmo poterci confrontare fra di noi e non puntarci il dito contro.

    Sono un ex moglie e anche una nuova compagna, quindi ho a che fare con la nuova fidanzata del padre di mia figlia e con l’ex del mio attuale compagno.

    E le assicuro che il torto e la ragione non stanno mai da una sola parte!!!

    Mi scuso se il mio linguaggio può esserle sembrato rozzo, sa io non faccio parte di nessuna Comunità Scientifica, di nessun movimento, non so scrivere bene…ho solo portato la mia esperienza vissuta sul campo !!
    Sartori Patrizia!

    1. Buongiorno, credo di poter dire che l’equilibrio dei figli, lo fanno i genitori, i LORO genitori, e così le abitudini, le consuetudini e la volontá che si imprime in loro di proseguire un viaggio educativo, accrescitivo, con entrambi. Quindi la cultura bigenitoriale, è frutto innanzitutto di genitori che hanno colto e capito profondamente, che accrescere e crescere la consapevolezza propria e dei figli, NON passa necessariamente dalla comodità dei genitori ne tantomeno dalla Convenienza. Può capitare che un bambino si dimentichi un libro, ma la volta dopo se ha un genitore attento, non accadrá più, e le posso garantire in veste di genitore di una figlia di 14 anni, che dall’etá di tre ha DUE case e DUE genitori, ho la chiara visione che le sue ritrosie, Signora Patrizi asiano innanzitutto dettate dalla sua incapacitá di immaginare che per un bambino, per il suo diritto ad una integritá educativa, siano meglio due genitori piuttosto che uno solo ma comodo. Non voglio fare di tutte le erbe un fascio, e so bene che in ambito famiglie e separazioni, occorre entrare nel dettaglio e verificare anche la qualitá genitoriale, e la capacitá di possedere una visione nuova, moderna, non conflittuale, proprio nell’interesse del minore e non in quello del genitore, MA É proprio su questo piano che si gioca la partita, sgomberare vecchi pregiudizi, allargare il proprio io immaginifico e far vivere in modo più degno i nostri figli, fuori da dinamiche conflittuali e opportuniste come accade ora. La società sta crescendo, aldilà delle resistenze di alcuni, la societá cerca soluzioni e non problemi, in questa ricerca si connotano tutti gli interventi recenti sul diritto minorile. Ricorda un tempo quando si abortiva o ci si separava senza leggi? Poi entrambi gli “aspetti” sono stati regolamentati dallo stato e dalle istituzioni, ma la societá aveva di giá intrapreso il suo cammino ed individuato soluzioni. Il VERO giro di poi lo si può compiere, a mio avviso, solo quando ci si rende conto che i figli non ci appartengono, ma siamo noi che apparteniamo a loro.
      Occorre innescare una marcia in più in alcuni casi, altrimenti non si cresce e si rimane nell’ area del lamento generalizzato dell’impossibilitá perchè si misura tutto col singolo metro dell’esperienza personale.
      Tutti ci aspettiamo un balzo dalla societá grazie ad un vero e proprio balzo anche da parte delle istituzioni, e non piú politiche conservative, ma lungimiranti, anche se a dire ITALIA spesso si evoca mentalmente il fanalino di coda dell’europa.
      L’ unica separazione da evitare, l’unico strappo da non compiere per due genitori sensati, è quello dai loro figli. Occorre coraggio e saggezza e la consapevolezza NUOVA che esiste un diritto dell’infanzia a crescere con entrambi.
      Un cordiale saluto.

  3. Questo post scritto da una professionista del settoreoffre spunti tecnici per riflettere sulla opportunità di un doppio domicilio. Motivazioni che forse qualcuno può non condivedere ma sulle quali si deve ragionare. In Europa siamo il Paese meno in grado di dare autonomia ai giovani che si emancipano molto tardi anche emotivamente dal “nido”. Il Paese dei “ragazzi a 40 anni”. Forse ci si può interrogare se cominciare a pensare ad una famiglia piú fluida e con piú luoghi possa aiutare tutti a modernizzarci e sentire più il Mondo come casa propria.

  4. Forse lei Signor Castelli non ha letto bene ci che ho scritto o molto più probabilmente non mi sono spiegata bene.

    Io non ho nessuna incapacità ad immaginare che crescere un bambino , per la sua integrità siano meglio due genitori!

    Non sa quante volte ho provato a spiegarlo al padre di mia figlia, quante volte è stato invitato a prendere parte più attivamente nella vita della nostra bambina.

    Tanto è vero che non l’ho sbattuto fuori di casa, ma abbiamo diviso equamente lo spazio abitativo in modo che nostra figlia avesse entrambi i genitori vicini.

    Certo noi avevamo la fortuna di poterlo fare.

    Ho solo posto l’accento sul fatto che a non tutti i figli sta bene avere due case ed essere sballottati da una parte all’altra.

    Ho solamente sottolineato che al concetto di due case non è sempre automaticamente equivalente quello di due genitori.

    A volte ci vuole rispetto anche per la sensibilità e l’esigenza dei nostri figli che può essere diversa dalla nostra.

    SI DEVE salvaguardare il rapporto di tutti e due i genitori con il proprio figlio, ma non si puo obbligare un bambino o un ragazzo ad avere due famiglie!
    Per lui la famiglia rimane quella composta dalla mamma e dal papa e la sua casa quella in cui viveva con loro.
    E questo soprattutto nei primi momenti della separazione.

    Poi certo che bisogna fare “buon viso a cattivo gioco” e anche loro si abituano a questa situazione ….ma non credo che esistano bambini o ragazzi contenti di fare aventi indietro e non per loro comodità , ma per quella dei genitori!!!

    1. Per Patrizia Sartori, la sua visione purtroppo, non prevede una varante molto diffusa nel nostro paese: la separazione dei coniugi. In luoghi diversi, esattamente ciò che ccade a 8 milioni di italiani.

  5. La considerazione finale di Roberto è talmente vera che spesso viene tacitata. “l’altro genitore” quello che viene accusato….. ognuno se lo è scelto e ha condiviso vari atti d’amore per diventare INSIEME a lui/lei padre/madre.

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