Se il linguaggio è maschilista urge correttivo!

Parto da qui: http://www.today.it/donna/docenti-chiamati-professoresse-germania.html

Ovvero: i professori nella università di Lipsia saranno chiamati tutt* professoresse.

Una sessualizzazione del linguaggio che non vira verso un riconoscimento univoco del ruolo, indipendentemente dal genere, ma rimarca il genere per definire il ruolo.

A me pare una buona idea, buonissima. Dico di più: buonerrima.
Anzi, ci si poteva pensare prima!

E, soprattutto, spero, non rimanga limitata al mero settore accademico…
Perché tanti e troppi sono gli ambiti sociali, economici, lavorativi, culturali dove si è proceduto a sopprimere l’espressione femminile, imponendo un linguaggio ed un approccio maschile, anzi: biecamente maschilista!

Vogliamo parlare di economia?
Parliamone, non crediate che non abbia prove per dimostrare quello che sostengo!

Prendiamo ad esempio il mercato monetario.
Il predominio delle monete maschili deve finire subito!!!

Da domani IL DollarO, L’EurO e lO Yen siano denominati: LA DOLLARA, LA EURA, LA YEN  (o LA YENA: il dibattito è aperto)

Fermiamo questo femminimoneticidio: LA lira – LA dracma – LA peseta sono miseramente scomparse. LA Lira è stata soppressa “in quanto Lira” e troppo tardi ci siamo accorti del perverso disegno.
Che mai più avvenga.

Ci sarebbe anche da ridire – e non poco! – sulla invalsa abitudine di definire questa situazione economica che stiamo attraversando come LA Crisi.

E’ un retaggio patriarcale e maschilista, quello di imputare le problematiche sociali alle femmine.

Chiamiamo dunque le cose con il nome corretto: e sia IL CRISI questo momento terribile per l’economia.

Riprendiamoci i nostri diritti (anzi LE NOSTRE DIRITTE).

Cosa è, in fondo, il genere maschile di fronte all’immensità dell’UNIVERSA?

E ora, se permettete, vado a bermi unA caffA’.