25 novembre: contro la violenza

25 novembre: CONTRO ogni tipo di violenza.

Perché è un attentato alla vita, alla dignità e alla gioia.
La violenza ha molte forme, talvolta nascoste, talvolta mascherate al punto da sembrare quasi normalità. Quasi scusabili, quasi sensate.

Sono queste violenze mascherate le più pericolose perché non è facile raccontarle e, quando ci si riesce, il rischio di non essere credut@ è elevato.
Sono le violenze che colpiscono le persone “in quanto persone”: per la loro idea, per la loro stessa esistenza, per l’appartenenza ad un genere o, magari, perché NON vogliono appartenere ad un genere.

Sono violenze continue e quotidiane, senza cadaveri – ancora – che nascono dalla perversa idea che sia possibile, anzi si DEBBA essere contro una categoria, tutta intera, perché “sono tutt@ cosi”.
Ma non è una spiegazione.
E’ solo un’accusa senza prove.

Dipingere intere masse di persone sconosciute come violente: a chi serve, a cosa serve? Serve a generare paura dell’altro, a creare divisioni, a destare sospetti, ad alimentare una rabbia sorda che serpeggia tra ESSERI UMANI sempre più assediati dalla mancanza di risposte alle loro NECESSITA’ PRIMARIE DI SOPRAVVIVENZA.

Poi… il gioco è semplice per chi sa giocare con le vite degli altri: si prende la sofferenza e si propone un capro espiatorio.
Migranti, sex workers, ex coniugi o nuov@ compagn@, etero o gay…

C’è chi crea messaggi destinati a mettere gli uni contro gli altri, in un costante attentato alla possibilità e alla volontà di vivere insieme in modo armonico e collaborativo.

Dipingere gli uomini tutti come violenti e le donne tutte come vittime è offensivo e sessista.
Ed è una violenza sociale terrificante.
Genera senso di colpa, anche dove non c’è colpa, e impotenza dove invece c’è energia. In ogni caso, porta a confondere la forza con la violenza, sempre.

Vogliamo dire basta ad un gioco che ci vorrebbe attori passivi, fantocci da manovrare, con parti che qualcuno ci ha assegnato non in base a ciò che siamo, ma in base alla categoria in cui ci vogliono costringere.

E chi oggi ha il ruolo del “vincitore sociale e morale”, in fondo, altro non è se non l’ennesimo burattino.

Anche questa è violenza, terribile – indicibile in quanto impossibile da raccontare – perché fuori copione.

E se non ti adegui al copione – recitando ubbidiente la parte che altri hanno scritto per te – sei anche tu violent@.